top of page
  • Immagine del redattoreFederica

Run, mama, run!



Nella mia vita precedente, organizzavo il mio tempo come mi pareva. Godevo della possibilità, certo non completa ma significativa, di gestirlo, e potevo sfruttare un pomeriggio di sole o un giorno libero per un giro extra in montagna.


Nella mia vita precedente, quando tornavo dalle montagne (fosse un allenamento o una semplice e rilassante gita) mi riposavo. Potevo farmi una doccia in tranquillità, mangiare ciò che volevo, dove e quando volevo, senza chiedere il permesso a nessuno.


Nella mia vita precedente, ho salito e sceso montagne portando parecchi chili sulla schiena, oppure senza nulla più che un po' d'acqua e la chiave dell'auto ben custodita in un taschino.


Nella mia vita precedente, pensavo che camminare e correre sulle montagne, anche per lunghe distanze, fosse la cosa più impegnativa, quanto emozionante, che potessi fare. Richiede disciplina, dedizione, non ci si improvvisa (almeno senza conseguenze) ed è l'emblema di ciò che costa fatica, ma appaga davvero.


Poi sono diventata MAMMA.


Non ho smesso di andare in montagna, ma fin dalla gravidanza ho dovuto adattare i percorsi, il passo e la distanza.

Mi sono "adattata" io stessa, continuamente e in maniera sempre nuova.

Ho "rinunciato" a questo e quello.


Ho visto gli altri partire per gare che avrei dovuto e voluto correre io stessa; li ho sentiti parlare ed entusiasmarsi per vedute e scorci che avrei voluto ammirare anche io.


Dalle vette sono passata al fondovalle, anche in senso metaforico.


Il mio corpo si è fatto pesante: il peso è poi tornato in maniera abbastanza rapida più o meno quello di prima, eppure ho continuato a portare altri chili extra, senza poterli mai lasciare giù, come facevo con uno zaino o una corda d'arrampicata. I chili extra sono aumentati gradualmente, e tuttora trasporto circa 1/4 del peso del mio corpo per parecchie ore al giorno, che lo voglia o meno.


A volte questi chili extra sono recalcitranti, decidono dove debba andare e diventano di sasso, e allora è ancora peggio, perché sembrano aumentare ulteriormente.


Da quasi tre anni non posso fare quel che mi pare; da quasi due e mezzo "far di necessità virtù" è il mio motto quotidiano. Ciò che facevo regolarmente prima, in solitaria o in compagnia, è ormai un miraggio. Negli ultimi anni mi sono ritagliata poche mezz'ore di corsa o camminata veloce, di scorci un po' più in alto del solito e di batticuore per il poco allenamento. I chilometri percorsi sono drasticamente diminuiti, le distanze si sono accorciate e il mio lockdown è iniziato ben prima di quello ufficiale del 2020. Credevo di far fatica, prima, di meritare approvazione e persino ammirazione, per un traguardo raggiunto e un risultato stampato in una classifica o immortalato in una foto da "finisher".


La fatica era riconosciuta, sostenuta e apprezzata. C'era sempre qualcuno che dava un cinque o si stupiva piacevolmente, e che magari veniva ispirato a fare qualcosa di simile.


Da quando sono mamma, la fatica è invisibile, tutt'altro che riconosciuta e a volte persino sbeffeggiata. Anche prima era "parte del gioco", ma se ne poteva parlare e veniva maggiormente compresa, anche da chi fosse fuori da quel "gioco".


Di recente leggevo che la Gruber si è scagliata contro il sempreverde "Se non sei madre non puoi capire". Frase infelice, ma è così. Ognuno la intepreti come vuole, ma è proprio così. Anche io non capivo tantissime cose, ma alcune le intuivo, e già allora mi chiedevo come facessero i genitori a "star dietro" ai loro figli.

Avevo già passato qualche giornata o mezza giornata con dei bambini instancabili, e alla fine ero più esausta che dopo una gara di corsa o una giornata di lavoro. C'è che i bambini esigono e richiedono tutti noi stessi, e pazienza se sei stanco, nervoso o che altro. Con loro non c'è orologio che tenga.

Non puoi stoppare quando non ce la fai più, devi spingere sempre quello che ritenevi il tuo limite, sempre un po' più in là.


E mentre lo fai, se accetti il tutto come la grande e straordinaria possibilità di cui in effetti si tratta, ecco che davvero i tuoi limiti - fisici, ma anche mentali - vengono abbattuti. E mentre lo fai, le rinunce, i passi indietro, le occasioni mancate o non cercate scompaiono. E quel che rimane è solo un pensiero: "Nonostante tutto, non tornerei mai indietro. E non rinuncerei mai a quel tutto".


Post recenti

Mostra tutti
bottom of page