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  • Immagine del redattoreFederica

Le madri non si toccano (ma si ignorano...)


Una delle mille e più cose che non sapevo, prima di diventare madre, è quanto le madri siano sostanzialmente ignorate, incomprese, persino (ultimamente) sbeffeggiate e derise (l'epiteto "Pancina", che ancora non ho pienamente identificato, del "Signor Distruggere "insegna).


Questo oserei a dire a prescindere da tutto il resto, per il solo fatto di esserlo, madri. Diventi madre e perdi diritto di parola, di essere considerata un essere pienamente pensante e con un cervello funzionante, soprattutto se il pargolo è inferiore a una certa età (che credo si aggiri almeno sui 10 anni). Qualunque cosa tu possa dire o pensare, sei prima di tutto "una mamma", e i tuoi pensieri sono e saranno viziati da questo peccato capitale.


Sarà che qualche giorno fa sono incappata di un articolo - davvero deludente - di un professore di filosofia dell'educazione che stimo molto, e che ha contribuito non poco alla mia visione delle cose, nel quale si parlava, con toni da becera psicanalisi, degli ingenti danni causati dallo strabordante "materno". Il materno tout court, senza se e senza ma, senza ulteriori precisazioni.


Certo, facile accorgersi delle cose quando ti ci ritrovi in mezzo, però, come dire... meglio tardi che mai! Soprattutto pensando che molte delle mie "colleghe" non hanno piena consapevolezza di ciò, così come di molte altre cose...


La nostra cara società "civile" (virgolette d'obbligo) ce la mette proprio tutta, insomma, per mettere i bastoni tra le ruote, alle mamme (e ai papà), così come, naturalmente, ai bambini.

Durante il lockdown più "duro", la scorsa primavera, mi è capitato ad esempio di leggere commenti al vetriolo sui bambini che, accompagnati dalle madri, avrebbero addirittura osato varcare la soglia della loro abitazione o, nei casi più fortunati, del loro giardino, per fare un giro a non più di 200 m da casa. "Che stiano in casa a colorare coi pennarelli, che ho controllato su Amazon, e ci sono!", recitava l'indimenticabile messaggio, tra parentesi generato da un uomo (senza figli nè una donna con cui pensare di metterli al mondo...).


Ora, non serve naturalmente avere un figlio per accorgersi di certe cose, sebbene aiuti. Il problema vero, a mio parere, è però (ancora una volta!) quando è la stessa società, quando è lo stesso "sistema" che ti spinge a pensare ai bambini (e ai genitori) come a degli esseri fastidiosi, esigenti e capricciosi, sostanzialmente da cacciare in un angolo, sperando di dimenticarsene, più o meno come è stato fatto e sta accadendo tuttora.


Per farla breve, il trattamento riservato all'infanzia e alle famiglie nell'ultimo anno o giù di lì la dice lunga su quali siano le priorità della nostra società, o della nostra specie, si potrebbe dire; specie che infatti (sarà un caso) , a giudicare dai tassi di natalità - almeno nell'opulento mondo occidentale - è semplicemente destinata all'estinzione.

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