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Immagine del redattoreFederica

Passione montagna, "maestra di vita"... anche per le mamme!

Aggiornamento: 24 nov 2020



La passione per la montagna mi accompagna ormai da circa 12 anni... nemmeno so bene che anno corresse, in realtà, ma poco cambia. Ricordo bene che, un po' per caso, spinti dal desiderio di impiegare il tempo meglio di quanto facessimo e di tornare forse alla nostra infanzia, io e il mio compagno ci imbarcammo - è proprio il caso di dirlo - nella prima escursione nella valle poco lontana da casa, la Valsassina (prov. di Lecco), quella in cui entrambi avevamo fatto già molte passeggiate e gite in famiglia.

La meta non era troppo ambiziosa, ma non la raggiungemmo nemmeno: ci facemmo scoraggiare da un passante a cui chiedemmo informazioni per giungere al rifugio, il quale ci disse, ancora ci chiediamo quanto beffardamente, che non era necessario raggiungere il rifugio... si stava bene anche lì dove eravamo!

Insomma, un esordio tragicomico, per noi che in effetti, a confronto con gli escursionisti "di una certa età" che sembravano andare per la maggiore, vestiti di tutto punto e armati di bastoncini, ci sentivamo alquanto fuori posto.


Mai avrei pensato che poi, gita dopo gita, weekend dopo weekend, vacanza dopo vacanza, la passione per le cime mi avrebbe letteralmente cambiato la vita, plasmando il mio modo di essere, la mia personalità e posso dire il mio modo di vedere le cose e configurandosi come una filosofia di vita, come qualcosa che va ben al di là della semplice frequentazione di un ambiente o dell'esercizio delle attività collegate. Nel giro di una manciata d'anni sarei arrivata a frequentare un corso di alpinismo (e dunque ad arrampicare su roccia e persino ghiaccio!), nel 2012, e poi, dopo un paio d'anni in cui le scalate l'hanno fatta da padrone, a dedicarmi a una disciplina sportiva che nemmeno avrei saputo dire cosa fosse, nella mia "vita precedente": lo skyrunning, o corsa in montagna.

Sì, è forse questo il modo in cui ho vissuto più intensamente la montagna, fra allenamenti (anche lunghissimi!), gare (e persino un podio... del resto, se non lo sapete, le donne in questo sport non sono molte, e i miracoli ogni tanto accadono!), qualche "trasferta" e la visione di una imprecisata quantità di video, film e documentari sull'argomento.


Correva l'estate 2018 quando, nel mese di luglio, dopo un giugno passato ad allenarmi e due weekend trascorsi a quota 3000m o giù di lì fra le Dolomiti della Val di Fassa e le cime valtellinesi (la foto sopra è stata scattata nei dintorni di Bormio 3000, quando ancora non conoscevo la mia "condizione", già in corso da 3 settimane!) scoprii di aspettare un bambino. La sorpresa forse non fu così grande, ma il disorientamento totale, soprattutto pensando che, di lì a pochissime ore, avrei dovuto essere ai nastri di partenza di una corsa di 35 km in Val Chiavenna (prov, di Sondrio). Inutile dire che non disputai la gara, dimenticando fra l'altro di comunicare il mio ritiro... e facendo sì che l'organizzazione si preoccupasse per la mia incolumità, credendo fossi dispersa in qualche angolo di montagna (non si fa, lo so, mea culpa!).


Quella stagione, iniziata "al top della forma" e percorrendo sentieri nuovi e di un livello superiore a quanto mai fatto prima, con in testa di fare questa e quella gara, risultò poi in un periodo ben più tranquillo, ma non certo di riposo forzato... In montagna fino alla metà di settembre, quando poi tornai "in cattedra", le corse e corsette e le lunghe escursioni che erano ormai pane quotidiano si trasformarono in più tranquille, ma giornaliere camminate, continuando comunque ad avventurarmi in luoghi in cui la gestante "tipo" non penserebbe mai di mettere piede. Di fronte a qualche titubanza di troppo, mi sentivo del resto rispondere che ero pur sempre una "skyrunner"!


Avrò modo di parlare altrove, e più nel dettaglio, dei molti aneddoti che sono sicura sarà piacevole e divertente tirare fuori dal cassetto dei ricordi. Per ora dirò, come suggerisce anche il titolo, che, davvero, la montagna ha rappresentato e rappresenta per me "la" dimensione per eccellenza, il luogo del cuore in cui mi sono sempre più sentita me stessa, e in cui anzi ho scoperto e trovato (finalmente) il mio modo di essere, oltre a non poche bellissime persone con cui condividere il cammino. La fatica, i sogni, le ambizioni, la disciplina, le sconfitte, gli slanci, le delusioni e le più esaltanti esperienze: devo moltissimo alle cime, che ho sempre frequentato con la trasognata ammirazione di chi avrebbe voluto nascerci e, pur non essendoci nata, si è sempre sentita a casa alla loro ombra.

Una passione a cui devo molto anche per la determinazione che mi è derivata dall'andare in montagna, che ha sicuramente inciso sulle mie scelte personali e lavorative e non da ultimo sul mio essere mamma (ma questa, come si dice, è un'altra storia...).






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