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Una vita fa... o forse no


Qualche giorno fa sono "tornata alle gare"... da supporter. In un anno ancora sospeso, in cui le competizioni sportive amatoriali sono per lo più saltate, è andato in scena un evento a cui partecipai io stessa esattamente tre anni fa, la Esino Sky Race, che ha avuto luogo in Valsassina, in provincia di Lecco.

Si tratta di una gara di corsa in montagna di circa 25 km (27, quest'anno), piuttosto tecnica e con circa 2000m di dislivello positivo. Per chi non è avvezzo questi numeri spaventeranno, o forse diranno poco o nulla: diciamo allora che è come decidere di percorrere 27km salendo, nel

frattempo, su "qualche" montagna, su e giù per "qualche" ora (il tempo massimo quest'anno era di ben 8, ma il primo uomo al traguardo ha impiegato solo 2 ore e 39 minuti!), a seconda ovviamente delle capacità individuali.


Al di là degli aspetti tecnici, per me ha rappresentato una delle occasioni di tornare alla "vecchia vita", alla "vecchia me". E' stato infatti molto emozionante, dal vedere tante persone - donne, soprattutto - mettersi in gioco e affrontare una prova con passione e dedizione, allo scambiare due parole coi passanti, lì, mentre si aspetta il proprio caro al traguardo. Inutile dire che entrambe le cose, in questi tempi ancora "pandemici", hanno avuto una valenza speciale.


Come mi sono sentita, nel vedere altre persone impegnate in qualcosa che io stessa ho molto amato e praticato, e che non ho più ripreso, dopo la maternità? Ammirata, coinvolta, interessata, ma anche... serena. Consapevole che, se non ho più ripreso, in questo senso, è stato perché non ho voluto, più che potuto.


E che ciò è successo perché, da due anni a questa parte, ho capito più che mai che c'è un tempo per ogni cosa, e ogni cosa viene a suo tempo. Il che non significa assolutamente che non riprenderò, ma che ciò accadrà se e quando lo vorrò davvero. Se e quando capirò che il mio tempo - che è tutt'altro che infinito - lo voglio dedicare anche a questa passione, che passione ancora è.


Devo moltissimo alla montagna, e anche alla corsa, soprattutto in montagna. Ciò che si ricava va ben al di là dell'esercizio fisico, delle amicizie, della resilienza e dell'autodisciplina che in qualche modo si guadagnano: tutti fattori importanti, ma a cui si aggiunge, personalmente, donando un senso ulteriore e superiore, la "lezione di vita" dell'andar per monti (con un pettorale o meno), dello scoprire se stessi e il mondo, della libertà come autodeterminazione e ricerca della propria strada.


Tutte cose di cui c'è un immenso bisogno, specialmente di questi tempi.

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