Il portare, uno dei migliori alleati del genitore: la nostra storia con questa pratica, che poi è un po' uno stile di vita e pensiero, è cominciata appena dimessi dall'ospedale, e continua felicemente tuttora, pur con qualche alto e basso e reciproco adattamento!
Non ricordo esattamente quale impulso mi abbia condotto al babywearing, il portare in fascia (sembra passata una vita, da allora!): sicuramente mi ci sono avvicinata nell'ultimo trimestre di gravidanza, quando ho comprato il mio primo supporto, una fascia elastica, affidandomi al fai da te sia per la scelta che per l'acquisto e l'imparare ad usarla, facendo tutto online. Ci sono anche delle foto piuttosto ridicole, che non pubblicherò (!) in cui io (in pigiama) e il mio compagno facciamo le prove con un lungo pupazzo a forma di banana, tutti contenti...
Devo essere stata attratta dalla comodità, oltre che dalla curiosità: del resto è da almeno 10-12 anni che sono una persona che definirebbero "dinamica", amante dell'aria aperta, delle camminate (un tempo corse... anche molto lunghe!) e ovviamente della montagna, per cui carrozzine e passeggini non sono esattamente l'ideale.
Quella fascia color salvia, che ho ovviamente conservato e che alla fine ho potuto usare solo per pochi mesi (in modo intensivo praticamente solo il primo), ha rappresentato tuttavia il primo modo di tornare alla "mia normalità" fatta di natura, sole e uscite all'aria aperta, che avevo continuato per tutta la gravidanza, fino al giorno prima del termine, in cui poi è iniziato il travaglio. Non è un caso che la prima volta l'abbia usata davvero (cioè con un neonato e non una banana di pezza al suo interno) a poche ore dalle dimissioni dall'ospedale: non vedevo l'ora di tornare nei prati e nei boschi, a godere del sole e dell'aria frizzante di fine febbraio.
Dal secondo mese, in maniera non del tutto "legittima", dal punto di vista del babywearing, già eravamo passati al marsupio, più veloce da mettere della fascia e adatto a quelle che nel frattempo erano diventate camminate un po' più impegnative e su terreni accidentati, come i sentieri attorno casa. Si trattava di un supporto omologato che ancora uso, di tanto in tanto, dotato di riduttore per i primi tempi in modo da assicurare la posizione "a M" ma di fatto sconsigliato dalle consulenti del portare (che io ancora però non conoscevo, come figure).
Non rimpiango di aver acquistato questo marsupio sempre col "fai da te", come di aver comprato una fascia elastica, per quanto l'abbia sfruttata poco (pensare che, sulla carta, sarebbe garantita fino ai 15 kg del bambino!!!), sebbene oggi, col senno di poi, dico che meglio sarebbe stato affidarsi fin da subito a una consulente in babywearing, alla pari o professionale. Intanto avevamo però approfondito i motivi per cui il portare in fascia o nel amrsupio fosse tanto piacevole per tutti e benefico grazie al libro "Portare i piccoli" di Esther Weber (un classico del tema edito da Il leone verde) e qualche lettura su blog e siti specializzati. Doveva però ancora passarne di acqua sotto i ponti, come si dice: dopo un'estate col marsupio sempre a portata di mano, percorrendo un imprecisato ma davvero alto numero di km e un discreto dislivello, abbiamo sentito l'esigenza di approfondire meglio l'argomento e io ho cominciato ad accarezzare l'idea della fascia rigida, vista anche in vacanza. Proprio su un sentiero di montagna avevamo infatti incrociato e parlato per caso con una di queste "consulenti" (per me ancora oscure figure quasi mitologiche): una ragazza della bergamasca con la bimba in fascia sulla schiena, la quale ci disse che, visto il peso del nostro bambino, sarebbe già stato possibile portarlo sulla schiena anche per noi (cosa che poi avvenne di fatto solo qualche mese dopo, ancora non ce la sentivamo...).
Finalmente, a fine settembre, conobbi (tramite Facebook) l'Arca di Noah, un negozio a pochi km da casa dedicato alle mamme e ai bambini che vendeva supporti per portare, pannolini lavabili e altri prodotti "eco" gestito da Veronica, consulente professionale in babywearing e mamma di Noah, che all'epoca aveva circa 14 mesi. In questo spazio accogliente venivano organizzati anche incontri per neomamme, gestanti e non solo, che subito mi attirarono: il mio bisogno di conoscenze "sicure" e di vedere altre mamme coi loro piccoli era molto forte, e fui davvero lieta di partecipare a due incontri sul sonno dei bambini e poi uno sulla psicomotricità nelle settimane successive. La simpatia e schiettezza di Veronica mi conquistarono subito, capii che avevo trovato la "mia" consulente di fiducia, a cui mi affidai poi (correva il mese di ottobre 2019, mio figlio aveva ormai 8 mesi) per la scelta di un nuovo marsupio"espandibile" (Isara The One) e una coloratissima fascia ad anelli (Little Frog) che divenne nuova ancora di salvezza per l'addormentamento di M. Grazie a Veronica e alla sua consulenza, capii che la fascia rigida non faceva per me, che ero alla ricerca di un supporto pratico, da mettere e togliere più volte durante il giorno in breve tempo e da usare anche in montagna. Il marsupio, che dopo più di un anno di uso quasi quotidiano è ancora il nostro più fedele compagno di "scorribande", lo avrei usato outdoor, mentre la "ring" sarebbe servita indoor, principalmente per l'addormentamento o per avere le mani libere nelle attività quotidiane (oltre che come sciarpa trendy e coperta per i pisolini!). Conoscere Veronica mi ha anche aperto le porte di un mondo, quello del settore materno-infantile, che mi ha subito affascinato e mi affascina ancora, al punto da diventare io stessa consulente (in allattamento e non professionale, cosa fra l'altro ora preclusa, come spiegherò in un futuro articolo).
Gli avvicendamenti dell'ultimo anno hanno cambiato parecchie cose e il primo lockdown ha purtroppo indotto Veronica a chiudere il suo negozietto, ma non l'attività di consulenza e vendita tramite e-commerce, che ha spostato nella sua abitazione e continuato per tutto il periodo facendo consegne a domicilio. Proprio qualche giorno fa, con la nuova chiusura (ricordo che la Lombardia è zona rossa) Veronica ha lanciato un appello preoccupato: la sua attività, così come quella di molti altri, è di nuovo a rischio, stavolta ancora più serio. Siamo nel periodo dell'anno in cui si comincia a pensare al Natale (che quest'anno è più avvolto dai dubbi e dalle incertezze che mai): in questo 2020 da dimenticare, se solo si potesse, affidiamoci ai piccoli produttori e distributori per i nostri regali, non ai grandi che non hanno mai chiuso e anzi hanno prosperato anche durante le chiusure più rigide. Spenderemo qualche euro in più e non avremo il pacco in tempi record, come ha detto lei, ma avremo la certezza di aiutare tante piccole realtà che lo meritano a restare in piedi!
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