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Asilo nel bosco... a volte ritornano

Aggiornamento: 19 nov 2020


Niente accade per caso, la vita è un ordito di cui noi vediamo solo il rovescio e non il "dritto", ma a volte qualche filo si dipana e il tutto lascia intuire la sua trama... E' da circa un anno che mi interesso di "outdoor education", oltre che di istruzione parentale e metodologie di insegnamento/apprendimento "alternative" in generale, ma solo nelle ultime settimane mi sono procurata un testo direi fondamentale come "Pedagogia del bosco" di Selima Negro (Terranuova Edizioni). Selima è (anche) una teorica di questo approccio e fortuna vuole che la sua associazione, "Fuori dalla scuola" abbia sede da qualche anno a pochi km dalla mia abitazione, nella (sempre meno) verde Brianza lecchese. Il mio interesse per una realtà del genere parte innanzitutto dall'amore per la natura, dalla ferma volontà di evitare a mio figlio quello che ormai è definito "deficit di natura" delle nuove generazioni e dalla convinzione (rinsaldata dalla lettura del libro) che sia prioritario, per l'infanzia e non solo, preservare il naturale legame dell'uomo con l'ambiente, in una prospettiva di salute, apprendimento "autentico e libero" e coscienza ecologica.

A pensarci bene, nel 2013, durante la mia esperienza di Servizio Volontario Europeo in Repubblica Ceca, a Brno, ho passato un paio di giornate in un asilo nel bosco (Lesní klub) chiamato Šiška, "pigna". Si è trattato del mio battesimo con le realtà outdoor, e del primo vero approccio - escludendo quello avuto quando ero io stessa una bimba zompettante - con le realtà educative (pre)scolari.

Di quelle giornate ricordo la sensazione di calma, libertà e allegria: dopo e durante l'accoglienza, i bambini praticavano il gioco libero per poi riunirsi nel "cerchio del fuoco" seduti sui ceppi a discutere e ascoltare magari qualche storia, prima di immergersi nel bosco per la sua esplorazione.

Il pranzo veniva consumato al "Campo Base", su un tavolo di legno all'aperto, vicino alla yourta o tenda mongola che avevo visto solo pochi mesi prima, durante l'estate, in un rifugio svizzero in cui avevo alloggiato durante il mio "TMB" (Tour du Mont Blanc... ma questa è un'altra storia).

I pasti, bio, venivano portati in mattinata da un'associazione esterna, e gli eventuali avanzi servivano poi per fare il compost, insieme con gli escrementi dei bambini.

Dopo il pasto, i bambini potevano decidere se coricarsi nella tenda, non senza essersi prima essersi spogliati dei pesanti vestiti impermeabili e coloratissimi, o proseguire col gioco, di solito libero, o ancora dedicarsi alle attività artistiche in compagnia di un'educatrice. La giornata terminava, mi pare, tra le 15:30 e le 16:00, quando le mamme, (o i papà!) arrivavano sempre sorridenti e in tenuta spesso e volentieri altrettanto"da bosco" a prendere i piccoli, fermandosi magari a chiacchierare più o meno a lungo con le due educatrici (a cui ci aggiungevamo io e la mia coordinatrice, sempre in qualità di "volontaria", cosa molto frequente nella gestione di realtà come questa).

Calma, libertà e allegria fra i bambini (il cui numero variava anche molto da un giorno all'altro, ma mai più di una decina) e gli adulti, in un clima certo proficuo alle relazioni, all'apprendimento e al benessere di tutti. Qualcosa lontano anni luce, purtroppo, dalle "comunità educanti"della scuola pubblica, le quali, già a partire dal dato numerico, costituiscono realtà, è il caso di dire, "parallele".


Sono davvero tanti gli spunti che la pedagogia del bosco, nelle sue diverse declinazioni ("integrali" o "integrate") può dare alla didattica tradizionale, in tutti gli ordini e gradi di istruzione. Mi riprometto di tornare sul tema, che io stessa sto ancora approfondendo, ma la lista è già ben nutrita: dall'apprendimento autodiretto, spontaneo e significativo, alla figura dell'accompagnatore (non "maestro") che agisce senza l'uso di premi o punizioni, mosso da "amore incondizionato"; dal curriculum "emergente" alla fiducia accordata alle capacità e competenze innate del bambino, passando ovviamente per il legame con l'ambiente, la realtà e l'esperienza e lo sviluppo di un'autentica autonomia...



"Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, affrontando solo i fatti essenziali della vita, per vedere se non fossi riuscito a imparare quanto essa aveva da insegnarmi e per non dover scoprire in punto di morte di non aver vissuto."

("Walden ovvero Vita nei boschi", H.D. Thoreau)



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