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"Mamma serena, bimbo sereno"... ma non sarà il contrario?

Aggiornamento: 7 dic 2020


Da qualche settimana (eh sì, le mamme impiegano anche mesi per leggere un libro, chissà come mai!) sono alle prese con un libro che, fin dalle prime pagine, mi è parso semplicemente fondamentale, nel suo "rigore" sempre conciliante e nella sua chiarezza, tanto da averlo già definito una summa di tutto quanto ho sempre sentito e poi approfondito, da mamma ed educatrice. Sto parlando di La rivoluzione della tenerezza (Crescere i figli con una guida gentile - Il leone verde edizioni) della psicologa e consulente in allattamento Antonella Sagone.


La dott.ssa Sagone, che vanta un'intensa attività di ricerca e lavoro a favore delle mamme e dei bambini lungo 40 anni, non è un nome nuovo, per me, che la seguo da mesi sul suo blog, la pagina Facebook personale e quelle con cui collabora, ad esempio disegnando delle argute vignette per le sempre nuove "Top Ten" dei falsi miti sull'allattamento.


Il suo libro, che affronta la tematica della rivoluzione "gentile", raccoglie osservazioni, riflessioni e studi di lungo corso, nel tentativo di indicare una via concretamente percorribile ma attualmente "controcorrente" per approcciarsi all'infanzia, quella della "tenerezza". Nel farlo, la psicologa affronta, come già attraverso gli articoli del suo sito, le mistificazioni, i falsi miti, i grandi "equivoci" che inficiano la serenità di molte (troppe) famiglie, a partire da un'analisi scientifica del contesto in cui genitori e figli si trovano da qualche decennio a questa parte. Un contesto "stravolto", ben lontano dal continuum biologico in cui l'uomo è nato e ha vissuto per migliaia di anni, in cui, tanto per dirne una, non esiste più il famoso "villaggio" del proverbio africano per crescere i figli.


Isolate (ancora di più, da qualche mese a questa parte), senza informazioni corrette nè supporto pratico e psicologico, le mamme, sulle quali ricade interamente o quasi il fondamentale compito di accudire i piccoli, sono naturalmente portate a credere e farsi loro stesse portavoce di mistificazioni che, la Sagone dimostra, sono tutte peculiari dell'infanzia.


Fra questi, uno che mi ha sempre fatto pensare, e che in effetti ho più volte sentito pronunciare o letto qua e là: "Serena la mamma, sereno il bimbo". Una frase subdola, "buonista", la definisce l'autrice, che serve a lavarsi le mani dalla sostanziale incapacità e mancata volontà di supportare concretamente le madri. Una frase che non applicheremmo mai a una coppia diversa ma con un rapporto per certi versi simile a quello madre-bimbo, costituita ad esempio da una figlia e un'anziana madre bisognosa di essere accudita in tutto e per tutto.


Poniamo il caso (tutt'altro che infrequente, purtroppo) di una mamma che "non riesce" o non è serena ad allattare: "Beh, si sa, l'allattamento è duro, fonte di stress e nervosismo... Non vale la pena di far tanta fatica, l'importante è che la madre sia serena, altrimenti anche il bimbo percepisce lo stress".

E così, invece di analizzare in maniera onesta e puntuale quali sono gli eventuali problemi specifici della situazione e le possibili soluzioni (che esistono nella quasi totalità dei casi, ma che certo poi necessitano di un contesto favorevole e di supporto pratico, per essere realizzate!) si sposta il problema, ignorando totalmente il benessere del bambino, che in questo modo viene anche presentato, tra le righe, come "avversario", piuttosto che "compagno di squadra" della mamma.

Lo stesso si può dire accada su molti altri fronti, dal sonno, allo svezzamento, alla gestione dei cosiddetti "capricci": ogni aspetto dell'accudimento sottosta spesso a questa (assurda) logica, che non può che scontentare chi riceve una risposta del genere, se solo questi è "in connessione" con se stesso e col bambino quel tanto che basta da capire come questa NON sia di fatto una risposta! Non tutte le soluzioni sono equivalenti, e le mamme, almeno in fondo, lo sanno. Dare risposte del genere, rassicurando in maniera falsa e superficiale, non fa altro che far sentire "fallite" e "incapaci" le mamme (e i genitori), al posto di confermarli e "rinforzarli" nelle loro competenze, secondo il concetto di "empowerment" della persona.

Il fatto è che il progresso ci ha portati a una società molto più complessa di quella in cui l'uomo è stato "progettato", ma i bisogni dei piccoli della nostra specie, non ancora addomesticati al "vivere civile", sono (per fortuna!) rimasti esattamente gli stessi: nutrimento fisico e affettivo, calore, contatto, contenimento, sicurezza, continuità nelle relazioni... Un bimbo nato nel Neolitico e uno del 2020 hanno esattamente le stesse esigenze e saranno portati a richiedere le stesse risposte a chi si occupa della loro sopravvivenza; il bambino del 2020 non piangerà di meno perchè la madre, a differenza della donna primitiva, lavora e non può tenerlo con sè tutto il tempo in cui lo faceva l'antenata. Non avrà meno bisogno di lei solo perchè questa dopo qualche mese rientra al lavoro e lo lascia al nido, oppure ai nonni o alla baby-sitter.


Non sono i bisogni dei bambini, dunque, il problema, e nemmeno però quelli dei genitori: è la società, ci avverte la dottoressa Sagone, ad essere "sbagliata", e a contrapporre necessità degli uni e degli altri, coi suoi ritmi e le sue consuetudini, proponendo poi "soluzioni" che non fanno il bene di nessuno!


Citando dal libro:


Perchè di fatto, i bisogni del bambino esistono e sono oggettivi; e per accudirli al meglio servirebbe un villaggio, e non una mamma da sola. E i bisogni della mamma pure esistono, e anche lì ci vorrebbe un villaggio, e non ciucci, girelli, materassi auto-cullanti, carillon, app e televisori.


La nostra società propone modelli irrealistici di supermamme "multitasking" mai viste in passato: immagini che generano frustrazione e spingono al consumo di quei beni e servizi che vengono presentati come irrinunciabili e portatori di "salvezza".


La soluzione è invece, ancora una volta, nelle relazioni: un sentiero certo più tortuoso ma autentico, che non ammette scorciatoie e che passa per forza di cose da un ripensamento dei ruoli, delle priorità e delle modalità di vita dell'intero genere umano.





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